Nel ’61 inizia un lungo periodo di permanenza in Europa con il Latin Fire Combo, un sestetto internazionale che suona in prevalenza Jazz Afro-cubano. Suona poi per diversi mesi ad Heidelberg con il trio di Roberto Petrin, un batterista italiano stabilitosi in Germania. Qui incontra il vibrafonista e pianista Karl Berger, il cui modo di suonare avrà un’influenza determinante sulla sua formazione.
Tornato in Italia entra in un gruppo formato da alcuni tra i migliori musicisti del momento, S.Fanni, M.Lama, D.Goya, F.Tonani. Fa poi parte, per un paio d’anni, della Bovisa N.O. Jazz Band con la quale ha l’opportunità di accompagnare in concerto e in sala d’incisione alcuni musicisti-mito di New Orleans, quali Louis Nelson, Kid SHeik, Capt. John Handy.
Negli anni ’70 è attivo soprattutto nelle jam session del Capolinea, e costituisce, con Claudio Fasoli, l’Open Jazz Group. Poi, per qualche anno, si allontana dal Jazz, preferendo esprimersi con la pittura e l’incisione, (che ha sempre coltivato parallelamente alla musica), e con le quali ottiene ancor oggi significativi riconoscimenti. Tornato al Jazz fonda nel 1982 un Trio che rappresenta il primo abbozzo dei suoi gruppi attuali. Nel 1988, sempre più impegnato sia come strumentista che come compositore, dà vita al Jazz Academy, sigla che raccoglie di volta in volta musicisti di primo piano per concerti e registrazioni. Tra essi Karl Berger, Aldo Romano, Gabriele Mirabassi, Tiziano Tononi, Piero Leveratto, Andrea Dulbecco, Antonio Zambrini, Ferdinando Faraò, Tito Mangialajo. Nel frattempo ha allargato la sua competenza al sax tenore e al flauto.
photo by Roberto CifarelliNel 1996 il successo del suo CD Blue Flowers viene sancito dalla conquista del terzo posto nella categoria Nuovi Talenti del Referendum nazionale TOP JAZZ, indetto dal mensile Musica Jazz tra i critici italiani. Questo CD è conservato nella Discoteca di Stato.
Il CD Duke, I Love You Madly è entrato, unico italiano, nella classifica 2002 della rivista inglese Jazz Journal International, essendo stato giudicato dal critico Vic Bellerby come uno dei dieci migliori dischi da lui ascoltati in quell’anno.
I CD di Aliprandi sono recensiti nella prestigiosa Penguin Guide to Compact Disc 5th Edition enciclopedia della produzione jazzistica mondiale curata dai critici britannici.